Era notte fonda, ma ancora si cantava e si ballava alla festa del paese, quella organizzata dall’uomo più ricco della città, il sindaco, per garantirsi i voti dell’intera comunità alle prossime elezioni. Lui lo vide per la prima volta seduto in mezzo alla folla, intento a guardare divertito le donne ballare, mentre si appoggiavano l’una all’altra per non cadere, brille com’erano per il troppo vino servito a tavola. Gli si avvicinò in silenzio, com’era suo solito, e si sedette al posto libero accanto a lui.
“Serata piacevole, non trovate?”. Ben poco sfuggiva a Gaio Petronio, che si accorse subito della curiosità con cui il nuovo arrivato lo stava studiando. L’uomo gli sorrise, affabile “un po’ troppo per i miei gusti, ma non mi posso lamentare. Ma lasciate che mi presenti: sono Giovanni Verga”. Petronio sorrise furbamente “io so chi è lei, come lei sa già chi sono io. Lei lavora per il giornale, non è così, signor Verga?”.
Verga spostò lo sguardo dal suo interlocutore alla sala gremita di persone prima di rispondere. C’era chi ballava, chi cantava, in completo stato di ebbrezza, mentre camerieri con vassoi ricolmi di pietanze raffinate o di sottili calici di alcolici circolavano nell’enorme sala. Tutti erano vestiti con estrema cura, elegantissimi: le donne, in lunghi vestiti da sera, sfoggiavano quanti più gioielli possibile, mentre gli uomini, nel loro smoking migliore, avevano tutti costosi orologi al polso. Verga si girò di nuovo a guardare Petronio negli occhi, alzando le sopracciglia “esatto. Sono stato inviato qui per un resoconto completo e soprattutto dettagliato di questa serata. Sul biglietto c’è scritto che è una serata per beneficenza, in cosa consiste esattamente? Il ricavato andrà interamente in beneficenza?”.
L’uomo si allungò per prendere un altro calice di vino, ridendo “sarebbe molto comodo poterlo credere davvero, non è così, caro amico? Ma io ho i miei seri dubbi riguardo a ciò”.
Verga, senza nemmeno volerlo, si protese verso Petronio, ansioso di saperne di più. “Sta dicendo che il sindaco intasca il ricavato e lo utilizza per scopi personali?”.
“È un’accusa grave, detta così” rispose subito Petronio “e io non ho la minima intenzione di puntare il dito contro l’uomo più potente della città. Mi accontento di starmene seduto qui, a bere vino e osservare quelle pessime ballerine, per poi riderne con mia moglie una volta a casa, o con lei qui, dato che mi si è presentata l’occasione”.
Verga lo guardò con gli occhi spalancati “ma per dire una cosa simile, significa che deve avere delle prove, deve sapere qualcosa. Me lo dica! C’è bisogno di denunciare questi fatti, rendere la questione di dominio pubblico. Qui si ostenta ricchezza e lusso mentre non si fa nulla per aiutare chi ne ha bisogno”.
Petronio fece un sospiro profondo, poi esordì lentamente “lei, signore, è certamente ammirabile nella sua determinazione alla denuncia, ma deve sapere che io non la penso allo stesso modo. Certo, è divertente ridere alle spalle di tutte queste persone con la puzza sotto il naso che mangiano caviale mentre si vantano di aiutare il prossimo, ma non voglio problemi. Appena la festa finirà, infatti, mi alzerò e tranquillamente tornerò alla mia villa, dove c’è il camino acceso e un comodo letto ad aspettarmi. Le consiglio di fare lo stesso”.
Verga scattò in piedi “non posso rimanere in silenzio mentre tutto ciò accade sotto al mio naso, non ci riesco. Cercherò, chiederò in giro, analizzerò dati e vecchi registri fino a che non potrò fornire alla gente la verità e nient’altro che la verità, glielo devo”.
Petronio sorrise “lei può anche convincersi che in qualità di giornalista lo deve alla gente, ma sappia che io in qualità di persona non devo niente a nessuno, se non a me stesso”.
Clarissa Acanfora – VCg
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